Quando parliamo di welfare aziendale, intendiamo quell’insieme di benefit e prestazioni, fornite dall’azienda, con l’obiettivo di superare la componente meramente monetaria della retribuzione al fine di sostenere il reddito dei dipendenti e migliorarne la vita privata e lavorativa.
La Legge di Stabilità 2016, (L. 208/2015) ha apportato una serie di modifiche nel Testo Unico delle Imposte sui Redditi (T.U.I.R.) relative alle disposizioni dedicate alla categoria reddituale del lavoro dipendente, con l’obiettivo di favorire l’adozione di piani di welfare da parte delle imprese, che sfruttando la leva fiscale, possano rispondere ai bisogni della forza lavoro remunerando i dipendenti non in termini monetari, ma in termini di utilità, integrando quei servizi che il sistema pubblico non sempre è in grado di garantire, a causa dei costi che comporta.
Ecco le modifiche introdotte:
– il superamento dell’aspetto della volontarietà ai fini della detassazione dei benefit per i dipendenti. Se, in precedenza, l’esenzione Irpef per tutti quei servizi offerti ai dipendenti come asili nido e buoni pasto era prevista solo su base di un atto volontario del datore di lavoro, adesso la stessa esenzione è applicabile per servizi previsti da contratti e regolamenti aziendali;
-l’estensione dei benefici goduti sia dai dipendenti che dai familiari indicati all’art.12 del Tuir a servizi educativi e d’istruzione anche nell’età prescolare (compresi i servizi di mensa ad essi afferenti), centri estivi o invernali e ludoteche a fini didattici;
-l’introduzione dell’esenzione Irpef anche per servizi e prestazioni assistenziali nei confronti di familiari anziani o non autosufficienti.
Nel sistema welfare l’azienda intende offrire un vantaggio competitivo per attrarre e mantenere i propri lavoratori all’interno dell’ azienda, bilanciando da una parte i propri interessi con quelli dei lavoratori. Ogni realtà lavorativa inoltre può tarare e decidere le proprie azioni di welfare a favore dei propri lavoratori in modo del tutto discrezionale a seconda delle proprie possibilità e in un’ottica di sostenibilità nel tempo delle proprie politiche di engagement del personale.
Welfare Index Pmi: ecco i risultati del Rapporto 2016
Dalla ricerca promossa da Generali Italia con la partecipazione di Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni, viene messo in luce come il welfare aziendale sia in piena evoluzione e uno dei temi rilevanti nel prossimo futuro. Per la realizzazione del rapporto sono state intervistate 2.140 aziende, con numeri tra 10 e 250 dipendenti, su 10 aree d’intervento in ambito welfare: previdenza integrativa, salute, assicurazioni per i dipendenti e le famiglie, tutela delle pari opportunità e sostegno ai genitori, conciliazione del lavoro con le esigenze familiari, sostegno economico ai dipendenti e alle loro famiglie, formazione per i dipendenti e sostegno alla mobilità delle generazioni future, sicurezza e prevenzione, sostegno ai soggetti deboli e integrazione sociale, welfare allargato al territorio.
Il 45% delle aziende intervistate è attivo in almeno 4 di questi ambiti e l’11% è molto attivo, perché realizza iniziative in più di 6 ambiti a favore dei propri dipendenti.
Inoltre, risulta che le PMI possono essere classificate sulla base di cinque diversi approcci al welfare aziendale:
1. “Vita e lavoro” (21% del totale), le imprese con rilevanti iniziative nelle aree della conciliazione vita e lavoro, del sostegno alle pari opportunità e ai genitori;
2. “Inclusivi” (9,5%), le imprese più attive nelle aree della integrazione sociale e delle iniziative di welfare allargate al territorio;
3. “People care” (10,8%), le imprese con iniziative concentrate soprattutto nelle aree della gestione delle risorse umane e dei fringe benefit;
4. “Attuatori” (48%), aziende attive in diverse aree del welfare aziendale che però prevalentemente applicano quanto previsto dai contratti nazionali di categoria;
5. “Beginner” (10,7%), imprese che sono nella fase iniziale di esperienza del welfare aziendale.
Complessivamente, le aree di welfare più utilizzate dalle imprese sono raggruppabili in tre tipologie:
– Iniziative per la gestione del personale: formazione e sostegno alla mobilità (64,1%), assicurazioni per dipendenti e famiglie (53%), sostegno economico ai dipendenti (46,2%)
– Iniziative classiche di welfare complementare: previdenza integrativa (40,4%), Salute (38,8%), sicurezza e prevenzione (38%)
– Iniziative più innovative: pari opportunità e sostegno ai genitori (18,5%), welfare allargato al territorio (15%), integrazione sociale (14,1%) e conciliazione vita lavoro (4,9%)
• Le motivazioni che spingono le PMI ad intraprendere iniziative di welfare aziendale sono risultate principalmente due: la gestione del personale, e quindi il benessere dei dipendenti per migliorarne la soddisfazione e la produttività, e la sostenibilità nel lungo termine del successo aziendale, unita ad aspetti reputazionali. Gli incentivi fiscali emergono in ogni caso come determinanti: il 35% delle aziende afferma di aver effettuato i rilevanti investimenti di risorse aziendali compensati dai risparmi fiscali.
• La dimensione aziendale risulta essere un fattore rilevante per lo sviluppo del welfare: maggiore è il numero dei dipendenti maggiore è la diffusione delle iniziative. Le aziende attive nel welfare hanno tipicamente più di 100 dipendenti.
• Su base geografica non si evidenziano spiccate differenze tra Nord, Centro e Sud, ma solo ambiti specifici nelle diverse aree geografiche, a dimostrazione che il welfare aziendale rispecchia le specifiche esigenze del territorio, oltre che dell’impresa. Ad esempio, al Sud vi è una maggiore attenzione alle “pari opportunità e sostegno genitori” (25,8% Sud – 15,9% – Centro – 16,2% Nord) e alla “sicurezza e prevenzione incidenti” (51,3% Sud – 39,2 – Centro – 31,9 Nord).
• I vincoli che frenano l’iniziativa delle piccole e medie imprese sono dovuti soprattutto alla carenza di informazioni chiare in merito alle modalità di attuazione del welfare aziendale, e alla mancanza delle competenze necessarie per mettere in atto le iniziative.
Per questo motivo, circa il 60% delle imprese molto attive indica come fattore di primaria importanza la possibilità di accedere a servizi di informazione e consulenza da parte delle associazioni imprenditoriali.
Nel 2017-2018 A.I.L. (Associazione Imprenditori Lombardi) attiva soprattutto nel nord ovest Milano e rappresentativa delle PMI del territorio, mette a disposizione un ufficio/consulente per soddisfare le richieste di informazioni a riguardo e fornisce assistenza per l’attivazione di  iniziative di welfare sostenibile per le imprese richiedenti, garantendo altresì la possibilità di qualificare le imprese stesse in materia di etica e innovazione sociale, attraverso marchio di qualificazione distintiva riconosciuto in tutto il territorio italiano.
Per maggiori informazioni contattare il Segretario dell’Associazione –  Raffaella Sella al 348.2907105

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